Sono cerebrale, sono in dubbio, in perenne apnea. Sono le mie parole, sono una traccia scritta, sono musicale. Sono un buio stellato. Sono un' anima questuante.

venerdì 24 giugno 2016

Pensieri col fiato corto


Perché una raccolta di aforismi? Forse perché la brevità è l’anima della saggezza come il buon Shakespeare fa dire ad Amleto. Forse perché Less is more come insegna Mies Van der Rohe
Di certo è saggio dire subito che di questa raccolta o meglio rac-corta, data l’entità del danno, non hai alcun bisogno. Non è di certo un “congegno” utile a fare meglio o più velocemente qualcosa che sai già fare e non ha neanche una porta usb. Ma se dovessi scappare di casa adesso, potendo prendere soltanto un paio di cose, non mi dire che prenderesti qualcosa di utile perché non ci credo. Prenderesti qualcosa di assolutamente futile e superfluo ma che reputi assolutamente necessario, come farei io, naturalmente. “Perché io sono un animale di lusso e il superfluo m’è necessario come il respiro” recita D’Annunzio.
Beh, se sei un animale di lusso anche tu, Pensieri col fiato corto sarà per te assolutamente indispensabile. L’aforisma è il sottovuoto di un pensiero: lo conserva al meglio ed è un magnifico salva-spazio. E se non sarò stata brava come Giulio Cesare, che con tre vu in fila seppe riassumere un’intera guerra «Veni, vidi, vici», di sicuro sarò stata breve nel tratteggiare le scene estemporanee di quella che è la mia battaglia personale, che in fin dei conti è la vita stessa. Una battaglia divertente e sanguinosa, tremenda e giocosa, sognante e sorniona, combattuta a colpi d’ironia e disperazione che procede a singulti amari con guizzi di luce e lampi di saggezza, con folate di tristezza e rigurgiti di gioia, con inutili elucubrazioni e giochi di parole. Pensieri col fiato corto è un piccolo scrigno pieno di gemme preziose, cocci appuntiti, coriandoli e caramelle. Perché l’essenziale è invisibile agli occhi ma qualche volta si lascia leggere. E se ancora non ti ho convinto che breve è bello, ricordati che, come assicura Stefano Bartezzaghi in un suo articolo per Repubblica, il vero problema non sta nella dimensione ma nella tensione, non nel corto ma nel teso.
Per cui: Stay hungry? Stay foolish? Yes, sure! But, mostly… Stay short!!

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